Voi lo sentite mai l’improvviso bisogno cosmico di piangere per tutte le atrocità, le ingiustie, le violenze che ci sono state e per tutte quelle che, maledizione!, si ripetono, ogni santo giorno, mentre siamo impegnati nella nostra quotidianità, impegnati a scegliere il colore del nuovo rossetto? il negozio dove andare a fare shopping? quale tv, smartphone o altra diavoleria informatica acquistare? impegnati nelle nostre stupide, insignificanti, pesanti e pedanti lamentele quotidiane?
Io si. Ogni volta che mi scuotono l’anima, ogni volta che leggo un libro con scene, riferimenti, righe e righe dedicate alle tragedie e alle guerre di ieri e a quelle che sono in corso oggi nelle varie parti del mondo, a quelle che si combattono con le mitragliatrici, a quelle che usano come armi l’ignoranza, il lavaggio del cervello, il seme dell’odio, la povertà; scoppiate e perpetrate a causa di un credo, di una razza diversa, della ricchezza sulla povertà, delle disuguaglianze sociali; alle violenze, fisiche e psicologiche, sulle donne, sui bambini, su tutte le persone deboli e sulle persone diverse, alle violenze sugli animali.
Non sentite mai addosso il peso delle nefandezze dell’uomo verso i suoi simili? Cavolo, apparteniamo tutti alla stessa razza, quella umana! possibile che l’uomo manchi di umanità verso i propri simili, per puro egoismo, per quell’istinto animalesco di dover sempre prevalare sugli altri, prevaricare i diritti degli altri, comandare non per il bene e in nome dell’intera comunità bensì per la ricchezza e il benessere di pochi, per l’odio verso altri uomini come lui?
Passano davanti ai miei occhi immagini che non ho mai visto, soprusi che non ho mai subito, povertà, sporcizia, fame e sete che non ho mai provato, violenze dalle quali non ho dovuto mai difendermi, fatta eccezioni per quelle, dirette o indirette, psicologiche e squallide, insulse, scontate, sulle donne, in quanto donna.
Sento lo strazio dentro, scendono lacrime silenziose. Mi pare di udire urla e gemiti, mi contorce tutta la disperazione, il terrore, la rassegnazione in ciò che vedo scorrere davanti a me, mentre leggo, penso e ripercorro tutto ciò che é stato, che é. E mi vergogno e soffro per i miei simili, per gli uomini, le donne, i vecchi e i bambini. Mi sento inerte, inutile, eppure, mi dico, il mare é fatto di piccole gocce d’acqua, le immense distese di sabbia son tutte composte da minuscoli granelli differenti fra loro.
Ciò che mi viene subito, nell’immediato presente, di fare é parlare a mia figlia, educare mia figlia alla solidarietà, alla cultura, alla fame di sapere, alla libertà di pensare, alla necessità di reagire perché non si può accettare in silenzio, con remissione, quel che accade intorno a noi, educarla alla fratellanza, all’uguaglianza fra gli uomini senza utopie, senza ipocrisia, senza conformismo di alcun tipo, con lo sguardo attivo al futuro poiché se a un futuro migliore dobbiamo, possiamo sperare, di certo, non si può attendere immobili, passivi né impassibili.
Come ripete Oriana Fallaci, “Ogni diritto porta con sé dei doveri”
E noi, di doveri ne abbiamo tanti, verso noi stessi, verso le generazioni future, verso la nostra cultura, la nostra tradizione, la nostra Patria, verso l’Umanità tutta.