A tu per tu
10 mercoledì Giu 2015
10 mercoledì Giu 2015
04 sabato Ott 2014
Gli ultimi sguardi a un passato da tagliare per farne falò con fiamme alte che bruciano tutto il dolore, tutta la sofferenza, la tristezza che rendeva amare le lacrime e trafitto di spilli il cuore ansimante
Vita nuova, davanti ai miei occhi, di sorrisi belli e di speranze fresche che profumano di primavera, di rugiada sulle foglie verde splendente, di rose bianche e rosse. E spargo petali sul nostro cammino insieme, ricominciare
29 lunedì Set 2014
Qualche settimana fa, mia figlia, cinque anni compiuti, ha ripreso la scuola.
Non un anno scolastico qualsiasi bensì l’ultimo anno di scuola dell’infanzia, quella che da piccola chiamavo “scuola materna” perché, immagino, noi bambini consideravamo le maestre come seconde mamme.
Nell’istituto che frequenta mia figlia (non so se sia una regola generale) si usa far iniziare la scuola ai bimbi del secondo e dell’ultimo anno accogliendo, a scaglioni, nei giorni a seguire, i “piccolini” del primo, quelli che hanno una fascia d’età compresa fra i due anni e mezzo e i tre.
Succede che le maestre cercano di responsabilizzare i bambini dell’ultimo anno nei confronti dei piccolini affinché le aiutino nell’accoglienza con giochi, carezze e abbracci per attutire il colpo del distacco dal genitore, per arginare e asciugare le lacrime che inondano, all’improvviso, quelle piccole e morbide guancine rosee mentre invocano, disperati, le braccia e il volto della loro mamma.
Mia figlia, trepidante, emozionata per questa nuova responsabilità che la faceva sentire ancor più grande, si é svegliata, per tre mattine consecutive, alle sei per poter essere a scuola in tempo utile per l’accoglienza dei piccoli. Era euforica e ansiosa d’essere all’altezza di questo ruolo importante, di questo ruolo di “baby mamma”.
Mentre me ne parlava tutta concitata, inaspettatamente mi ha esclamato:
“tanto mamma, é vero che io so fare la mamma? che sono bravissima a fare la mamma? li abbraccerò, li coccolerò tanto come fa una mamma, come fai tu con me? Vero? Perché tu, mamma, mi hai insegnato così, ad essere mamma così”
Mi ha lasciata senza parole e con le lacrime agli occhi per l’emozione. Credo sia il regalo più grande che una mamma possa ricevere da una figlia. Le sue parole mi sono risuonate come un riconoscimento del mio modo d’esserle madre, di amarla, di esserle vicino in ogni passo e passaggio della sua esistenza.
Chi é mamma conosce quello stato di insicurezza che, perenne, ci accompagna da quando scopriamo d’essere in attesa di diventare madri, naturali o adottate, a “per sempre”; quella paura di sbagliare nel dare troppe carezze e coccole, di sgridare, di rimproverare anziché accontentare; quella tristezza che ci pervade ogni volta che perdiamo la pazienza d’ascoltare o di stare appresso dietro a ogni capriccio, lamentela o richiesta che sia; quel timore di non essere mai abbastanza giuste, comprensive, di non dare mai abbastanza tempo e amore.
Siamo così noi mamme, cuori grandi, di sconfinato amore, e braccia sempre pronte ad accogliere e stringere forte i nostri cuccioli, e a lasciarsi abbindolare da quei due occhioni lucenti, pieni d’amore, di gioia e di vita, ma anche furbetti, che non ci chiedono altro d’esserci per loro con la nostra protezione, la nostra pazienza, e soprattuto con il nostro amore
29 lunedì Set 2014
Succede di sentirti addosso il peso di tutte le emozioni vissute nel tuo piccolo e il desiderio di raccontarle. Un’impetuoso mare che ti travolge di continuo che accende una morsa micidiale nello stomaco per poi ritrarsi d’un tratto distratto dalle più impellenti e urgenti incombenze quotidiane. Già perché avere il desiderio di dire non significa volerlo fare davvero ché altrimenti il tempo lo troveresti.
Forse é paura di aprire un varco dentro che può illuminare ciò che potrebbe esserci nell’ombra come sogni sopiti che scalpitano, come sentimenti fraintesi sulla base dei quali si sono fatte le scelte determinanti della propria vita.
Non sempre si tratta di disonestà verso se stessi.
Succede di non riuscire a trovare la propria strada nei tempi in cui dovremmo.
Succede di non essere abbastanza convinti di quel che si desidera e ci si perde durante il cammino.
Succede di non avere il coraggio di lottare per ciò che si vorrebbe, o di ritrovarsi di fronte ad ostacoli difficili da superare, soprattutto se trattasi di persone care che mettono i bastoni fra le ruote.
E intanto passa il tempo. E intanto tu cambi e i tuoi bisogni anche. E i tuoi sogni pure.
E tutto si accavalla. E non importa perché non puoi fermarti e devi andare avanti. Comunque.
27 sabato Set 2014
Posted Pensieri in versi
inRimani, riposati accanto a me
Non te ne andare
Io ti veglierò, ti proteggerò
Ti pentirai di tutto
fuorché d’essere venuto a me,
liberamente, fieramente.
Non ho nessun pensiero che non sia tuo
Non ho nel sangue nessun desiderio
che non sia per te, lo sai
Non vedo nella mia vita
altro compagno che te,
altra gioia che te.
Rimani, riposati.
Non temere nulla
ché dormirai, stanotte,
sul mio cuore innamorato
che t’appartiene, tutto
dall’Agenda scolastica 1995
26 venerdì Set 2014
Ho addosso la sensazione di avere tanto da dire, un infinito dire che sborbotta come una pentola di fagiuoli dentro questi occhi grandi e trasparenti
Con una larga e capiente rete a strascico, raccolgo tutte assieme le mie emozioni, quelle più piccole e quelle più grandi, quelle più recenti e quelle più lontane.
Sono, queste emozioni, tutte troppo profonde, intense nella luce e nell’ombra, e mi accerto che le maglie della rete siano abbastanza fitte, integre per non farmene sfuggire nessuna.
Le porto nella barca del mio cuore, sotto pelle, e non sono capace di buttarne via nessuna, nemmeno quella più scomoda, quella che mi fa vergognare, quella che mi fa arrossire, quella senza pudore. Nessuna.
Sono come i segni del palmo della mano, indelebili e personalissimi solchi, sono come irripetibili ed esclusive impronte d’anima sulla mia essenza.
25 giovedì Set 2014
Tag
Ho l’impressione di aver smarrito, lungo il cammino che mi ha condotto fino a qui, tanti pezzettini di me, solo per non averli che iscritti come conversazioni, più o meno lunghe, con me stessa, o come veloci appunti su fogli stropicciati di un’anima in perenne ricerca di sé.
Forse, e sottolineo forse, se avessi avuto la costanza e la dedizione di estrapolare il filo di ogni emozione, di ogni sussulto, di ogni lacrima, forse, avrei potuto fare più chiarezza e ricucire con più rapidità buona parte delle mie cicatrici, risolvere le questioni sospese, di giorno in giorno, rimandate.
Scrivermi come un modo, un mezzo per ascoltare meglio la mia voce, con la sua intonazione ora delicata, ora incerta, ora immobile; con il suo tremore, con la sua voglia di urlare tutta la rabbia che avevo dentro e la necessità, il bisogno vitale di sussurrarti ancora e ancora amore.
Forse, ero cosciente di tale consapevolezza e mi sono di proposito negata tale possibilità. Forse perché c’era la paura di affrontare ogni dubbio, ogni perplessità e, forse, di fare anche i conti con me stessa per assumermi la mia parte di responsabilità, la mia quota di errori.
A testimonianza di questo, ci sono tutti quei quaderni iniziati con “caro diario” oppure con “cara Roberta” e riempiti fittamente per qualche foglio di tutte le parole che, come un fiume in piena, traboccavano dalla mia mano con un movimento automatico e naturale. Tutti fogli in seguito stracciati, bruciati, buttati via nello spazio di una pattumiera.
Se, forse, e intanto il tempo é passato. É quel che é stato é oramai alle spalle, ma pur sempre presente dentro me, non più come un fardello ingombrante di cicatrici e lacrime bensì come quel doloroso e tortuoso percorso di vita che mi ha fatto ritrovare me stessa, con quel senso di rinascita che ha riportato il mio sorriso sul mio volto, ma soprattutto nella mia anima.
Forse, così doveva andare.
Forse é così che funziona.
Si soffre, ci si fa del male prima di imparare ad amare se stessi
24 mercoledì Set 2014
Posted Pensieri in versi
inVado,
a sinistra e a destra mare e colline che
distrattamente vedo, per me un percorso da seguire,
una meta da raggiungere.
Il punto di arrivo
scopro non essere né un luogo né una persona,
vago per strade a me ignote che mai rivedrò.
Dove sono?
La mia mente é invasa dalla voce di me stessa
che mi ripete: dove sono? chi sono?
qual è, se esiste, la via del ritorno?
Ho perso me stessa. Immobile resto nell’abitacolo:
la disperazione mi assale e verso lacrime che nessuno raccoglie.
Capisce, l’anima mia che questo non è l’arrivo, ma la partenza,
l’inizio della ricerca del mio IO.
(2000)
23 martedì Set 2014
Spinta dal desiderio di scrivere nel blog e di riportare un po’ dei miei pensieri scritti “in versi” (non oso assolutamente definirli poesie!) ho tirato fuori da un cassetto un’Agenda che, per caso, avevo in casa. Un’agenda che risale al 1995… (scusate, mi sto facendo due conti per scoprire che età avessi all’epoca!) quando avevo 16/17 anni e frequentavo ancora la scuola superiore, un istituto tecnico professionale.
Quanti ricordi! Quanti aforismi vi ho trovato! E quanti miei pensieri e “poesie” di un’adolescente innamorata con tanto di romanticismo tipico dell’età.
Anche se i miei “pensieri in versi”, oggi, mi appaiono così semplici, a tratti banali, li trovo altrettanto intensi e intrisi dell’emozione pura e genuina che, a suo tempo, mi ha ispirato accompagnando la mia mano su quelle pagine. Sentimenti veri, spontanei che sgorgavano da un cuore di ragazza innamorata del suo fidanzato, ora marito, e della vita. Con tratti di pessimismo cosmico, a dire il vero. (tutta colpa di Leopardi!)
Provo tanta tenerezza nel rileggermi tutta, in ogni frase, anche in quelle lontane dall’amore canonico ma strettamente connesse con l’amore per la vita, per l’esistenza.
Ripenso a tutto quello che ho scritto negli ultimi due anni e ritrovo lo stesso forte senso di appartenenza alla vita, all’amore. Con entusiasmo noto che, in fondo al mio cuore, nonostante le avversità, nonostante i bivi, gli errori, le paure e tutto il resto, nonostante tutto non mi sono mai discostata dai miei valori base. Ciò che conta per me sono sempre le stesse identiche cose: amore, vita, amicizia e famiglia. Le stesse per tutti, credo.
In quell’agenda trovo conferma della mia essenza che, ritrovata, credevo persa, smarrita, addirittura sconosciuta.
Mi sono permessa di riportare alcune miei riflessioni, pensieri di quelle pagine del 1995.
A chi volesse leggerle vorrei dire di non giudicarle da un punto di vista stilistico, lessicale poiché, ribadisco, sono scritte da un’adolescente studentessa impreparata (non che adesso lo sia di meno!) Chiedo di immedesimarsi in quelle parole per poterne cogliere il filo sentimentale che le lega, l’emozione ispiratrice.
23 martedì Set 2014
Posted Poesie e Citazioni
inA te
e una misura di stupore ignoto
mi ravviva
quasi un’aurora sanguinosa salirmi in faccia
dove nel verso
è il salto di cascata
l’inizio splendido e fatale, oscuro
che a me pare furia di luce e di passione
quel grappolo di voli in ascendenza dalla notte
l’epifania e l’apocalisse,
lungo filari di stelle in fiamme
così, a te
provengo dall’infinita nostalgia
in abbandono, e tento d’esser viva
di Stefania Stravato
tratta da Biancosale